Volevo vedere come risulta il font
Bâtard
Questo è GT Sectra
Bâtard era un diavolo. La cosa era risaputa in tutte le Terre del Nord. Molti lo chiamavano Stirpe d'Inferno ma Black Leclère, il suo padrone, per lui scelse l'infame nome di Bâtard. Dunque, anche Black Leclère era un diavolo e i due erano bene assortiti. Il proverbio dice che quando due diavoli si mettono insieme, alla fine sono guai. Il che era prevedibile, soprattutto quando Bâtard e Black Leclère si unirono. La prima volta che si incontrarono, Bâtard era ancora un cucciolo magro e affamato, gli occhi duri; i due si incontrarono a morsi, ringhia e cattivi sguardi, visto che Leclère aveva il labbro superiore lupesco per come si alzava quando mostrava i bianchi denti crudeli. E si alzò allora, e i suoi occhi luccicavano perversi, mentre agguantava Bâtard che si dimenava per trascinarlo fuori dalla figliata. Si capirono di sicuro, infatti Bâtard affondò all'istante le sue zanne da cucciolo nella mano di Leclère e Leclère, con freddezza, strinse il pollice e l'indice sul cane facendolo quasi soffocare.
Bâtard era un diavolo. La cosa era risaputa in tutte le Terre del Nord. Molti lo chiamavano Stirpe d'Inferno ma Black Leclère, il suo padrone, per lui scelse l'infame nome di Bâtard. Dunque, anche Black Leclère era un diavolo e i due erano bene assortiti. Il proverbio dice che quando due diavoli si mettono insieme, alla fine sono guai. Il che era prevedibile, soprattutto quando Bâtard e Black Leclère si unirono.
Il Rosso
Questo è Caudex
Ecco l'improvvisa liberazione del suono! Mentre la cronometrava usando l'orologio, Bassett la paragonò alla tromba di un arcangelo. Sarebbero potute crollare le mura di intere città di fronte a un così irresistibile richiamo, rifletté. Invano, per la millesima volta, cercò di analizzare la qualità del timbro di quell'enorme fragore che dominava la terra sino alle roccaforti delle tribù circostanti. La sorgente era la gola della montagna in cui risuonava crescendo come alta marea fino a tracimare e a inondare terra, cielo e aria. La sua sfrenata fantasia di malato lo spinse a paragonarla al potente urlo di un Titano del Mondo Antico, vessato dal supplizio o dal furore. Crebbe, levandosi sempre più alto, come una sfida esigente la cui intensità di volume pareva destinata a orecchie poste oltre gli angusti confini del sistema solare. C'era, in esso, anche il lamento della protesta provocata dall'assenza di orecchie capaci di ascoltare e di comprendere quell'espressione.